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2 Novembre 2021

Uso improprio e-commerce alimenta distribuzione prodotti contraffatti

Il commercio online è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, soprattutto durante la pandemia di COVID-19. Nel 2020 mentre le vendite al dettaglio sono diminuite nella maggior parte dei paesi, le vendite online sono cresciute di oltre il 20% rispetto al 2019. Ma le vendite online “sono sempre più impropriamente utilizzate per la distribuzione di prodotti falsi”. Secondo i dati sui sequestri di prodotti contraffatti, il 56% dei sequestri doganali effettuati alle frontiere dell’UE riguarda il commercio elettronico.

E’ quanto emerge dal nuovo studio congiunto EUIPO-OCSE dal titolo «Misuse of e-commerce for trade in counterfeits» (Uso improprio del commercio elettronico per la vendita di prodotti contraffatti) nel quale si spiega che il commercio online “sta alimentando la vendita di prodotti contraffatti e sta diventando il principale catalizzatore per la distribuzione di tali prodotti”.

Nello studio - si legge in una nota stampa dell’Euipo, l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale - si analizzano i dati dei sequestri doganali di prodotti alle frontiere esterne dell’Unione europea e si esamina in che maniera i prodotti contraffatti finiscono nelle mani dei consumatori. Vengono inoltre analizzati i paesi di provenienza e le modalità di trasporto dei prodotti contraffatti, con i servizi di consegna dei colli che dominano tutti i blocchi doganali alle frontiere dell’UE.

Considerando l’origine dei prodotti scambiati online, la Cina è al primo posto con oltre il 75% di sequestri di prodotti contraffatti, seguita da Hong Kong al 5,7%, dalla Turchia (5,6%) e da Singapore (3,3%). La Cina è un paese di provenienza dominante anche quando si valuta il valore dei prodotti contraffatti acquistati online, con una quota del 68%. I prodotti di profumeria e i cosmetici (75,3%), i prodotti farmaceutici (71,9%) e gli occhiali da sole (71,3%) hanno la percentuale più alta di sequestri legati all’acquisto online.