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15 Gennaio 2020

Lo sharing spinge i pagamenti digitali

Addio a obliteratrici, tassametri e parcometri. Largo invece ai pagamenti elettronici legati alla mobilità: applicazioni nate per un tipo di servizio che hanno ampliato la gamma della propria offerta, a seconda dei casi, per coprire il costo di parcheggi, biglietti dei mezzi pubblici, taxi, car e bike sharing. Una lista che si allunga mese dopo mese. Nel 2018 questo segmento ha catalizzato 180 milioni di euro, con un balzo del 53% rispetto al 2017 e promette bene anche per gli anni successivi.

Per un ventaglio di servizi legati alla quotidianità dei cittadini la moneta, dunque, non serve più. Secondo la fotografia con il fermo immagine al 2018 scattata dall’Osservatorio mobile payments & commerce del Politecnico di Milano la componente che pesa maggiormente è quella del car e bike sharing con oltre 90 milioni transati e una crescita del 49%. Una performance in forte crescita nonostante la contrazione in termini di numero di città servite (-30%) a causa della dismissione del servizio a postazione fissa in alcuni piccoli centri.

Oggi sono 469 i Comuni che hanno attivato almeno uno di questi servizi, pari al 39% della popolazione. «Le prime sperimentazioni risalgono al 2012. A fare da apripista - spiega il direttore dell’Osservatorio Ivano Asaro - è stata Firenze che ha aperto alla possibilità di pagare il biglietto dei bus con un sms. Poi è stata la volta di Milano, Roma, Torino. Il grande salto è però arrivato con il car e il bike sharing». Così il digitale, simbolo dell’innovazione tecnologica, va a braccetto con la nuova frontiera dell’economia della condivisione.

Lo sharing potrebbe essere proprio la spinta in più necessaria, dopo la recente presa di posizione del Governo a favore dei pagamenti digitali, per diminuire il dilagare dei contanti nella nostra economia. Contante i cui costi ricordiamo ammontano a oltre 10 miliardi di euro, pari allo 0,52% del PIL.