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15 Novembre 2019

Google diventerà una banca?

Da anni Google dimostra il proprio interesse per il mondo dei pagamenti digitali e, più in generale, dei servizi finanziari. Dopo aver lanciato nel 2011 Google Wallet, che permette agli utenti di fare acquisti digitali appoggiandosi alle proprie carte di credito o di debito, l’azienda di Mountain View (California) ha inaugurato nel 2018 Google Pay, sempre più vicina ai 100 milioni di utilizzatori. Usare uno smartphone come carta di credito non è però la stessa cosa che offrire conti correnti, ragione per cui Google si appresta ad affrontare la nuova sfida insieme con la banca tradizionale Citigroup.

Quella di Google non è la prima invasione di campo da parte di un attore dell’economia digitale nel settore del credito. Dal luglio 2019 Facebook ha pubblicato il codice sorgente della propria cripto-valuta, Libra; Apple ha messo recentemente in circolazione con la collaborazione di Goldman Sachs una sua carta di credito, indipendente dal sistema di pagamento digitale via iPhone; Amazon ha da tempo sviluppato il proprio portafoglio per pagamenti digitali. I colossi della Silicon Valley dimostrano in questo modo di voler recuperare il terreno perduto rispetto ai rivali cinesi Tencent, Alibaba, Baidu: in fatto di pagamenti digitali via smartphones si stima che la Cina abbia raggiunto nel 2018 un volume di transazioni centuplo rispetto agli Stati Uniti.

Le ambizioni delle big tech devono tuttavia fare i conti con le norme regolamentari delle istituzioni bancarie, preoccupate che l’avvento di nuovi protagonisti nell’ecosistema finanziario crei una sorta di far west monetario digitale senza regole e senza controlli. Si prospetta dunque una fase di intense negoziazioni tra gli istituti bancari tradizionali, gli organi regolatori e i giganti della rete, sempre più attratti dalla miniera di informazioni rappresentata dai pagamenti digitali e dai conti correnti.