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22 Dicembre 2020

Digitalizzazione, l'Italia al 25° posto su 28 in Europa

L’Italia sta recuperando i ritardi accumulati sulla digitalizzazione e una accelerazione è arrivata in occasione della pandemia che ha
evidenziato i gap storici del Paese: siamo al quart’ultimo posto in Europa per livello di digitalizzazione (25esimi su 28). Forti sono
anche le differenze tra Nord e Sud del Paese secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) regionale elaborato dall’Osservatorio Agenda Digitale: Lombardia, Lazio e Provincia di Trento sono le regioni più “digitali”, mentre negli ultimi posti ci sono Sicilia, Molise e Calabria.

Con 50 milioni di italiani presenti in ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente), 150 milioni di pagamenti gestiti tramite
pagoPA, 170 milioni di fatture elettroniche alla Pubblica Amministrazione (PA), quasi 13 milioni di credenziali SPID e 18 milioni di CIE rilasciate, 8 milioni di download dell’App IO e 10 di Immuni, ” il Paese ha ormai posto solide basi per un proprio “sistema operativo” digitale. Il digitale ha sostenuto l’Italia durante il lockdown ed è ormai considerato irrinunciabile per la ripresa”, si afferma nella ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano (www.osservatori.net), presentata al convegno online “Abilitare l'Italia digitale: la buona regia per ripartire“. La PA “è stata fondamentale nella gestione dell’emergenza e avrà un ruolo cruciale nei prossimi mesi per l’attuazione dell’agenda digitale, prima di tutto per la gestione dell’ingente mole di risorse europee disponibili: per i prossimi sette anni di programmazione europea l’Italia potrà contare su oltre 100 miliardi di euro per l’attuazione dell’agenda digitale, più le risorse che riusciremo ad attrarre da fondi diretti di investimento. Nella programmazione 2014-2020, siamo stati il primo Paese per fondi strutturali disponili per l’attuazione dell’agenda digitale - 3,6 miliardi di euro - spendendone effettivamente solo il 34,5%. Senza una PA capace di innovare sé stessa, rischiamo di vanificare grandi opportunità per la ripresa”, sottolinea il Politecnico di Milano. Per quanto riguarda il mercato degli acquisti digitali della PA il valore è pari a 5,8 miliardi di euro (l’8% del mercato digitale italiano) ed è concentrato nelle mani di pochi: solo il 15% dei fornitori di ICT lavora con la PA, mentre i primi 10 per fatturato coprono il 60% di quanto speso dalla PA in SPID, ANPR e pagoPA. Mediamente, una gara pubblica in tecnologie digitali - spiega l’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano - è assegnata 4-5 mesi dopo la
scadenza per presentare le offerte. Solo il 49% delle gare è assegnato in meno di 100 giorni. Solo il 36% dei comuni italiani ha
nominato il proprio Responsabile per la Transizione al Digitale e, tra questi, meno di un terzo possiede competenze digitali specifiche. Il cloud è ormai una realtà consolidata tra i comuni: oltre il 50% ne faceva uso nel 2019, un altro 36% ne è a conoscenza e solo il 26% non conosce il piano Cloud della PA. Il 42% dei comuni non eroga servizi digitali mentre solo il 13% adotta il digitale in maniera pervasiva. “I comuni più digitali - prosegue l’Osservatorio del Politecnico di Milano - sono quelli di maggiori dimensioni e al nord Italia. Solo il 13% degli enti locali italiani adotta una gestione associata di soluzioni digitali, nelle diverse forme possibili.
Tipicamente, si tratta di comuni di piccole o medie dimensioni (tra i 5.000 e i 20.000 abitanti) concentrati nel nord-est nel Paese,
mentre questo modello di gestione è più raro al sud”.