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17 Maggio 2022

Cybersecurity, Censis: 4 italiani su 10 non si tutelano

Il 61,6% degli italiani è preoccupato per la sua sicurezza informatica e prende precauzioni per difendersi: di questi, l’82% ricorre a software e app di tutela e il 18% si rivolge a un esperto. Il 28,1%, pur dichiarandosi preoccupato, non fa nulla di concreto per difendersi, mentre il 10,3% non ha alcuna preoccupazione sulla sicurezza informatica. In generale, quindi, quasi 4 italiani su 10 sono indifferenti o non si tutelano contro gli attacchi informatici. Sono alcuni dei numeri del Rapporto Censis-Deepcyber su “Il valore della Cybersecurity” nel quale si sottolinea come il digitale sia uno strumento che “cambia in meglio le nostre vite se è adeguatamente tutelato e messo nelle condizioni di funzionare”. Attualmente si stima che "ciascun individuo crei in media ogni secondo 1,7 megabytes di dati, che poi affluiscono nelle aziende, chiamate a loro volta a garantirne la conservazione nel rispetto della privacy e dell’uso consentito dalla legge”.

Il 24,3% degli italiani conosce precisamente cosa si intende per cybersecurity, il 58,6% per grandi linee, mentre il 17,1% non sa cosa sia. Al 64,6% dei cittadini (75,6% tra i giovani, 83,8% tra dirigenti) è capitato - si legge nel rapporto - di essere bersaglio di email ingannevoli il cui intento era estorcere informazioni personali sensibili, presentandosi come provenienti dalla banca di riferimento o da aziende di cui la persona era cliente. Il 44,9% (53,3% tra i giovani, 56,2% tra gli occupati) ha avuto il proprio pc/laptop infettato da un virus. L’insicurezza informatica viaggia anche tramite i pagamenti online: al 14,3% dei cittadini è capitato di avere la carta di credito o il bancomat clonato, al 17,2% di scoprire acquisti online fatti a suo nome e a suo carico. Il 13,8% ha subìto violazioni della privacy, con furti di dati personali da un device oppure con la condivisione non autorizzata di foto o video. Al 10,7% è capitato di scoprire sui social account fake con il proprio nome, identità o foto, al 20,8% di ricevere richieste di denaro da persone conosciute sul web, al 17,1% di intrattenere relazioni online con persone propostesi con falsa identità. Diffuso anche il cyberbullismo: il 28,2% degli studenti dichiara di aver ricevuto nel corso della propria carriera scolastica offese, prese in giro, aggressioni tramite social, WhatsApp o la condivisione non autorizzata di video.

Il 19,5% degli occupati - si sottolinea nel rapporto - ha sperimentato attacchi informatici con danni agli account social o al sito web della propria azienda, il 14,7% attacchi che hanno causato la perdita di dati e informazioni aziendali. Anche il lavoro da casa genera rischi per la sicurezza informatica. Al 52,8% degli occupati capita di svolgere attività lavorative da casa, in remote: di questi, il 20,1% utilizza device aziendali, ma senza separarli dai device personali per le proprie attività private. C’è molta confusione sulle modalità di salvataggio del lavoro fatto da o in casa: infatti, l’82,1% salva gli output del proprio lavoro su singoli device.

L’81,7% degli italiani - scrive il Censis - teme di finire vittima di furti e violazioni dei propri dati personali sul web. Una paura diffusa, trasversale al corpo sociale. Tra le attività, che gli italiani percepiscono come a più alto rischio per il furto d’identità, ci sono la navigazione web con consultazione di siti (57,8%), l’utilizzo di account social, da Facebook ad Instagram (54,6%), gli acquisti di prodotti online (53,7%), le operazioni di home banking, come effettuare bonifici, verificare il proprio conto corrente, ecc. (46,6%), le prenotazioni di viaggi e hotel (41,5%), l’utilizzo di app per incontri, relazioni, come ad esempio Tinder (41%), quello di programmi di messaggistica istantanea, come WhatsApp (40,2%), il pagamento online di bollettini (38,4%), la partecipazione a webinar o incontri online (38,3%), l’accesso a servizi digitali della pubblica amministrazione, ad esempio, tramite Spid (30,8%).