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10 Gennaio 2023

BankItalia, utilizzo del contante costa più di bancomat e carte di credito

Il contante “costa al nostro sistema 7,4 miliardi (0,44 per cento del PIL), valore inferiore a quello della precedente indagine (7,9 miliardi di euro, 0,49 per cento del PIL) per effetto della riduzione del numero di transazioni effettuate con questo mezzo (dall’86 all’80 per cento circa) e della maggiore efficienza dei canali distributivi del contante stesso”. E’ quanto scrive la Banca d’Italia in uno studio su “Il costo sociale degli strumenti di pagamento in Italia”.

Con riferimento agli oneri legati alle transazioni effettuate mediante strumenti di pagamento elettronici l’istituto di via Nazionale ricorda che anche il contante “ha costi legati alla sicurezza (come quelli connessi con furti, trasporto valori, assicurazione). Nostre stime relative al 2016 indicano che, per gli esercenti, il costo del contante in percentuale dell’importo della transazione è superiore a quello delle carte di debito e credito”.

Se il costo di un’operazione in contante (0,35 euro) è più basso di quello con le carte di debito (0,59 euro) e di credito (1,01 euro) è invece più alto se rapportato al valore medio dell’operazione (1,8 per cento) per gli oneri conseguenti all’ammontare delle operazioni (ad es. per la movimentazione, la contazione, gli ammanchi).

Nel complesso, Bankitalia stima che l’utilizzo del contante costa al nostro sistema economico 7,4 miliardi di euro l’anno, in lieve riduzione rispetto ai quasi 8 miliardi di euro del 2009, 4 volte superiore a quello delle carte di pagamento. Risultati analoghi emergono dal confronto tra i costi pro-capite dei diversi strumenti: nel 2016 - si legge nell’indagine - a ciascun italiano l’uso del contante costava in media 122,5 euro l’anno rispetto ai 18,1 delle carte di debito e ai 12,9 delle carte di credito.

“Per il contante e gli assegni, le principali componenti di costo sono quelle legate alle attività di “back office” quali, in particolare: la gestione dei rischi operativi e di sicurezza (frodi, furti e ammanchi), il tempo di lavoro necessario per la gestione manuale dello strumento presso le casse e il punto vendita, l’ammortamento e la manutenzione dei registratori di cassa.

Una quota consistente di oneri (circa 1/4) è attribuibile al trasporto e allo “stoccaggio” dei valori”, spiega Bankitalia.